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domenica 19 aprile 2015

"Amice , si ve dice" di Salvatore Di Giacomo


Amice, si ve dice ca è stata colpa mia,
ve dice ‘na bucia: nun ‘o credite.
Giovanni Boldini, Il conte di Montesquiou 


Amice, si ve dice 

Amice, si ve dice
ca è stata colpa mia,
ve dice ‘na bucia:
nun ‘a credite .

Si fa vedè ca chiagne,
ca strilla o, se dispera,
‘sta ‘nziria nun è overa :
è finta, è finta .

So’ nierve ? Embè, ‘sti nierve
Ll’ hanna passà, mmalora !
‘E nierve ogne mez’ ora ? !
Essì ! Tu vide !...

Basta , si vo’ fa pace…
Che v’ aggia di’ ? … Va bene…
Spiàtele a c’ora vene,
i’ ccà ll’aspetto .



- Salvatore Di Giacomo


Chi dice che le donne siano capricciose non ha conosciuto certi uomini! Per questo, quando mi sono imbattuta in questi versi (postati oggi, 2o aprile, su fb dall'amico Gennaro Sansone), ho riso di gusto e non ho potuto trattenermi dal proporveli.

Il protagonista della poesia è un uomo innamorato di una donna arrogante, sul cui amore non si potrebbe certo giurare, ciò nonostante è disposto a perdonarla, non perché è un fesso, ma perché ama. 
La situazione inversa è tutt'altro che infrequente, cioè che sia la donna a subire bizze e ingiurie, come non è infrequente, che si ami di più chi ci ama di meno.

"Il mite non sarà mai solo, il suo sguardo incanta gli uomini, il suo cuore dorme sicuro nella mano della Vita." 
                                                                                                       Rosanna Bazzano



Salvatore Di Giacomo (Napoli, 13 marzo 1860 – Napoli, 4 aprile 1934) è stato un poeta, drammaturgo e saggista italiano. Fu autore di molte notissime poesie in lingua napoletana (molte delle quali poi musicate) che costituiscono una parte importante della cultura popolare partenopea. È molto apprezzato come novelliere nero.
Insieme ad Ernesto Murolo, Libero Bovio e E. A. Mario è stato un artefice della cosiddetta epoca d'oro della canzone napoletana.






Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931) è stato un pittore italiano.

« Per quanto superficiale e pieno di lenocini divenisse il suo lavoro, Boldini fu capace di trasmettere nello spettatore la gioia ispiratagli dalle assurdità che ritraeva. Anche il più insopportabile dei suoi ritratti rivela un immenso divertimento. »
(Cecil Beaton, The Glass of Fashion, 1955)

2 commenti:

  1. Si, ma non è nemmeno giusto darle sempre vinte a questi uomini... una pure si rompe il cazzo!

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