Odissea 1968 - Irene Papas nel ruolo di Penelope |
La disperazione di Penelope
Non è che non lo riconobbe alla luce del focolare:
non erano gli stracci del mendicante,
il travestimento. – no; segni evidenti:
la cicatrice sul ginocchio, il vigore, l’astuzia nello sguardo.
Spaventata, la schiena appoggiata alla parete, cercava
una giustificazione, un rinvio,
ancora un po’ di tempo, per non rispondere,
per non tradirsi. Per lui, dunque, aveva speso vent’anni,
vent’anni di attesa e di sogni, per questo miserabile,
lordo di sangue e dalla barba bianca?
Si gettò senza voce su una sedia,
guardò lentamente i pretendenti uccisi al suolo,
come guardasse morti i suoi stessi desideri. E
“Benvenuto”
disse, sentendo estranea, lontana la sua voce.
Nell’angolo, il suo telaio proiettava ombre di sbarre sul soffitto,
e tutti gli uccelli che aveva tessuto con fili rossi brillanti
tra il fogliame verde, a un tratto
in quella notte del ritorno, diventarono grigi e neri
e volarono bassi sul cielo piatto della sua ultima pazienza.
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