MEBMER – Ceylon- THE’ NOIR – TE’ NERO – TE’ NEGRO – 1,75 g – 3/5 Min.
Legge tutto lentamente, Vera, quasi per prolungare il momento in cui deve aprire quella bustina di carta ed estrarre quell’erba che è il suo risveglio quotidiano.
Legge una, due , tre volte.
Poi di scatto la strappa e con essa la speranza, il sogno suo più dolce, l’attesa e il ricordo.
L’essenziale è davvero invisibile agli occhi.
Tutti vedono Vera che si prepara il tè. Una visione quasi ovvia, da parato sullo sfondo, insignificante.
Vera invece vede strappata la sua anima, ha detto non ci credo più.
Il suo mondo va giù come un castello di sabbia… no, peggio come un castello di cristallo fino, ed ogni scheggia crea dolorosissime ferite che nessuno vede.
Se lei potesse scegliere preferirebbe mille volte essere trafitta tutta, desidera il dolore più di ogni altra cosa.
Non importa quale dolore, potrebbe essere una lama che la trafigge come un autotreno con rimorchio che la schiacci, una scossa che la frigga, dieci uomini che la violentino, un cappio che le tolga tutta l’aria, l’aria di cui non ha più alcun bisogno…
Tutto, tutto ciò che la mente umana più crudele possa concepire sarebbe bene accetto in quel momento.
Tutto per non sentire più, per non sentire più nulla.
Ma nessun male giunge a darle pace e lei continua a prepararsi il tè.
Cala la bustina nella tazza, attende più del necessario l’infusione, gli occhi fissi sulla sua speranza che annega e si discioglie nel liquido caldo.
E’ tè o sangue quel liquido che si arrossa?
- Non è sangue…
pensa – la vita non mi sta finalmente abbandonando, magari uscisse da me gorgogliando vigorosamente.
La vita esce da me lasciandomi viva, amaramente viva, inutilmente viva.
Tè amaro, per la prima volta in vita sua.
Non vuole illusori edulcoranti alla sua realtà, basta con mistificanti surrogati del piacere.
Vuole scoprire fino in fondo che sapore ha l’addio.
Legge tutto lentamente, Vera, quasi per prolungare il momento in cui deve aprire quella bustina di carta ed estrarre quell’erba che è il suo risveglio quotidiano.
Legge una, due , tre volte.
Poi di scatto la strappa e con essa la speranza, il sogno suo più dolce, l’attesa e il ricordo.
L’essenziale è davvero invisibile agli occhi.
Tutti vedono Vera che si prepara il tè. Una visione quasi ovvia, da parato sullo sfondo, insignificante.
Vera invece vede strappata la sua anima, ha detto non ci credo più.
Il suo mondo va giù come un castello di sabbia… no, peggio come un castello di cristallo fino, ed ogni scheggia crea dolorosissime ferite che nessuno vede.
Se lei potesse scegliere preferirebbe mille volte essere trafitta tutta, desidera il dolore più di ogni altra cosa.
Non importa quale dolore, potrebbe essere una lama che la trafigge come un autotreno con rimorchio che la schiacci, una scossa che la frigga, dieci uomini che la violentino, un cappio che le tolga tutta l’aria, l’aria di cui non ha più alcun bisogno…
Tutto, tutto ciò che la mente umana più crudele possa concepire sarebbe bene accetto in quel momento.
Tutto per non sentire più, per non sentire più nulla.
Ma nessun male giunge a darle pace e lei continua a prepararsi il tè.
Cala la bustina nella tazza, attende più del necessario l’infusione, gli occhi fissi sulla sua speranza che annega e si discioglie nel liquido caldo.
E’ tè o sangue quel liquido che si arrossa?
- Non è sangue…
pensa – la vita non mi sta finalmente abbandonando, magari uscisse da me gorgogliando vigorosamente.
La vita esce da me lasciandomi viva, amaramente viva, inutilmente viva.
Tè amaro, per la prima volta in vita sua.
Non vuole illusori edulcoranti alla sua realtà, basta con mistificanti surrogati del piacere.
Vuole scoprire fino in fondo che sapore ha l’addio.
davvero bello...
RispondiEliminaCris
Grazie Cri :)
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