felice chi ha nella casa un'amica bella come la luna, e una notte lunga come un anno |
X (370)
Vedi: per opera di zeffiro il calice delle rose s'è aperto;
l'usignolo per la bellezza delle rose s'è fatto lieto.
All'ombra delle rose ti assidi, perché spesso queste rose
dalla terra sono uscite e sotterra sono andate.
XI (396)
O rosa, tu somigli al volto di una fanciulla fascinatrice di cuori;
o vino, tu assomigli a un rubino che allieta l'anima;
o fortuna litigiosa, ogni momento mi sei più ignota,
e tuttavia mi sei nota.
XII (---)
Dal libro dell'amore io traevo un augurio:
d'improvviso un sapiente dal cuore acceso disse:
- Felice chi nella casa ha un'amica bella come la luna,
e una notte lunga come un anno.
- OMAR KHAYYÂM
Trad. dal persiano di Vittorio Rugarli
ʿUmar Khayyām (Nīshāpūr, 31 maggio 1048 – Nīshāpūr, 4 dicembre 1131) fu un matematico, astronomo, poeta e filosofo persiano.
Curiosità:
ʿUmar Khayyām viene goliardicamente citato anche da Francesco Guccini nella celebre canzone Via Paolo Fabbri 43 nella frase "Jorge Luis Borges mi ha promesso l'altra notte / di parlar personalmente col persiano" e poco dopo (per chiarirne meglio l'identità) nella frase "forse avrò un posto da usciere o da scrivano / dovrò lucidare i suoi specchi, / trascriver quartine a Kayyam".
Fabrizio de Andrè utilizzò come finale della canzone Dormono sulla collina dall'album Non al denaro, non all'amore né al cielo la frase tratta da una quartina di ʿUmar Khayyām: "Pien di stupore son io pei venditori di vino, ché quelli / che cosa mai posson comprare migliore di quel ch'han venduto?" - modificata in "sembra di sentirlo ancora / dire al mercante di liquore / tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?"
Nel 1970 è stato dedicato a lui il cratere lunare Omar Khayyam.
L'asteroide 3095 Omarkhayyam è stato così chiamato in suo onore nel 1980.
Esiste una varietà di Rosa Damascena intitolata ad ʿOmar Khayyām. La varietà è un'antica specie di Rosa, molto profumata. La rosa è stata piantata sulla tomba di Edward Fitzgerald, il traduttore di Khayyām, da semi ricavati dalla tomba del poeta a Nīshāpūr.
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