come vorrei essere la materia che ti piace, che tocchi tutti i giorni Jack Vettriano, Bye bye bye |
XXIII
Io di più non posso darti.
Non sono che quello che sono.
Ah, come vorrei essere
sabbia, sole, in estate!
Che tu ti distendessi
riposata a riposare.
Che andando via tu mi lasciassi
il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse
sopra di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca al tallone,
bruno.
Ah, come vorrei essere
vetro, tessuto, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
ed è nato tremila chilometri lontano!
Essere la materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare
intorno a te, le cose
- collana, profumi, seta antica -
di cui se senti la mancanza
domandi: "Ah, ma dov'è?"
Ah, e come vorrei essere
un'allegria fra tutte,
una sola,
l'allegria della tua allegria!
Un amore, un solo amore:
l'amore di cui tu ti innamorassi.
Ma
non sono che quello che sono.
- Pedro Salinas, da "La voce a te dovuta"
Traduzione di Emma Scoles
Il desiderio potente di farsi cosa per poter toccare l'amato in ogni momento, di farsi gioia, di farsi amore....
Pedro Salinas y Serrano (Madrid, 27 novembre 1891 – Boston, 4 dicembre 1951) è stato un poeta spagnolo, appartiene al gruppo di poeti-professori e ne rappresenta bene il modello perfetto. Egli è un ottimo conoscitore della letteratura spagnola ed europea, impegnato non solo nella critica e nell'università ma anche più creativamente con la produzione di poesia, romanzo e teatro.
"La voce a te dovuta" appartiene alla piena maturità dell'autore, venne pubblicata nel mese di dicembre del '33 e ottenne immediatamente un grande consenso di pubblico e di critica. Le maggiori riviste e le rubriche dei quotidiani dedicarono il loro spazio a numerose recensioni e il poeta Jorge Guillén tenne un'importante conferenza subito dopo l'uscita del libro.
La raccolta poetica, che è costituita da settanta componimenti, si rivela subito essere un unitario poema d'amore grazie alla sua compattezza tematica.
Il titolo corrisponde ad un emistichio del poeta Garcilaso tratto dalla III Egloga, vv. 11-12 dove il poeta dice:
« ma con la lingua morta e fredda nella bocca intendo muovere la voce a te dovuta... »
e la cadenza di certi versi rimandano a Shelley, mentre il sottotitolo, poema, invita ad un tipo di lettura continuata e serena.
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