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lunedì 31 dicembre 2012

"Canto per me" di Rosanna Bazzano

Buon anno!!! 



Canto per me

Canto per me, stasera,
per tutto ciò di me
che ho trascurato
per tutti i sogni
che ho lasciato al chiodo…

Canto per me,
per il mio sguardo chiaro
nei giorni di bonaccia
e cupo e torvo
nei troppi temporali,
e per il mio sorriso
canto,
perché sia sempre acceso.

Canto per me,
per la mia pelle,
di latte e di seta,
per le mie mani
aperte come chiese,
ed il mio cuore
bianco come pane.

Canto per me,
canto per tutto ciò che sono,
per le lacrime tutte
e tutti i pii sorrisi,
per le scelte sbagliate
e per quelle felici.

Canto per me,
e brindo a questa vita
per dirmi che ci sono
e che ne sono grata
a chi mi ama,
a chi non sa d’amarmi,
a chi non m’ama.

(Chi mi ha detto “noiosa” mi ha fatto un regalo…)

25.03.2011

- Rosanna Bazzano


Non si può piacere a tutti, perché non tutti ci piacciono... ma un complimento negativo può aprire la nostra mente a domande le cui risposte possono farci vedere chi siamo, ricordarci le nostre qualità e comprendere i nostri difetti... una lista che ogni tanto vale la pena di stilare, perché non ad inizio anno? 

domenica 30 dicembre 2012

La domenica napoletana di Rocco Galdieri

Chist'arbere 'e Furia c'ogne anno, ogne anno, cchiù s'abbocccano 'ncopp''o marciappiere
(Napoli, via  Foria, fine ottocento)

Na dummeneca passa

Na dummeneca passa e n’ata vene,
e tutte ‘o stesso e tutte tale e quale!
‘I quant’accunte c’ ‘o barbiere tene!
‘I quanta folla ‘int’ a dd’ ‘o spezziale!

‘E tramme chine... ‘E ccarruzzelle chiene...

Passano ‘a princepala e ‘o principale,
che vanno ‘a messa e apparo apparo vanno.
Passa ‘o cullegio... Duie carabiniere...
Na serva cu na guardia duganale,
ca s’alliscia ‘o mustaccio e ca passanno,
se mmira ‘int’ ‘a vetrina d’ ‘o barbiere.

Gente che vene e va senza penziere,
Sott’all’arbere ‘ncopp’ ‘o marciappiere...
(E st’arbere ‘e Furia c’ogne anno, ogne anno,
cchiù s’acalano ‘ncopp’ ‘o marciappiere,
ma cchiù verde e cchiù morbede se fanno...)

‘E tramme chine... ‘E ccarruzzelle chiene...

Cchiù giovene esce ‘accunto d’ ‘o barbiere...
Cchiù cresce ‘a folla ‘int’ a dd’ ‘o spezziale!
E comme addora ‘sta pasticciaria!

Na dummeneca passa e n’ata vene,
e tutte ‘o stesso e tutte tale e quale
pe’ me... che guardo l’arbere ‘e Furia!
Chist’arbere ‘e Furia c’ogne anno, ogne anno
cchiù s’abboccano ‘ncopp’ ‘o marciappiere,
cchiù verde e malinconeche se fanno!

- Rocco Galdieri


venerdì 28 dicembre 2012

"File di palline gialle" racconto di Rosanna Bazzano

due palline scure, i miei occhi...

File di palline gialle


File di palline gialle, il sole che filtra tra le righe della persiana, due palline scure, i miei occhi spalancati da non so più quanto tempo. 
Il mio amore dorme, disteso accanto a me in un sonno incosciente, incosciente anche sveglio, per altro, ignaro dei mutamenti dell’anima mia.
Ignaro di ciò che c’è stato e di ciò che c’è, ignaro dei miei desideri profondi, delle mille paure, dei sensi di colpa. 
Ignaro del dolore. Del dolore e del Dolore.
Quello diffuso, localizzato, spinoso, sordo, acuto, pungente, feroce, battente, pulsante, vivo, il dolore insomma, l’onnipresente dolore che accompagna la vita di un malato come me. 
Ancor più quello insidioso, strisciante, intangibile eppure quasi palpabile, avvilente, sconfortante, maldicente, amaro, bruciante, il Dolore insomma, l’onnipresente dolore che parte dagli occhi degli altri e ti si insinua nella testa. 
Lo guardo e lo accarezzo, lo amo di un amore infinito, nonostante talvolta lo odi e lo abbia ferito.
Nella mia mente si definisce l’immagine che ora ho di me, mi vedo e non sono più io ma una farfalla posata su un fiore, che gode dei primi raggi di sole, che sorride alla vita che sboccia nel nuovo giorno che si apre, corolla di fiore baciata dal sole. 
- Vola farfalla, leggera conquista il tuo cielo-, mi dico. -Non posso, non ho più le ali-, mi dico.
Una lacrima si insinua tra le palpebre che si abbassano seguite da un leggero abbassarsi della testa, sconfitta, ma una fitta lancinante spazza l’autocommiserazione e fa spazio al dolore, poi allo sconforto.
Il mio amore si muove, il mio grido smorzato, appena accennato, deve averlo svegliato, mi guarda inespressivo e raccoglie un sorriso dolcissimo, un sorriso che dice mi spiace per le attese tradite, ed un tenero bacio che chiede perdono per ciò che non sono.
E più non vorrei essere io ma fumo che svanisce senza lasciare traccia, senza lasciare tristezza, perché mai è stato.
Si gira il mio amore e mi cinge con un braccio la vita, mi tira a se sonnecchiante, sono io che lo butto giù dal letto al mattino, e così ha escogitato questo dolce baratto, un abbraccio per dieci minuti di sonno forse anche venti se proprio mi va di restare abbracciata. 
La sua tenera stretta sul mio fragile corpo sembra quasi una morsa, sento quasi le ossa cedere, il respiro mi manca dall'acuto dolore, eppure non oso fiatare, ne allento la  presa e poi ancora sorrido e intesso le lodi alla sua forza virile, da togliere il fiato.
Son di nuovo farfalla, fragile insetto, tra le piccole incaute mani di un bambino.
Scorre il tempo impietoso ed è ora di alzarsi, e lo scuoto, gli accarezzo la testa, lo solletico un poco, si desta.
Lo guardo mentre si alza, fa il giro del letto e si china su di me dal mio lato, porge il collo al mio braccio, che vi si aggrappa, naufrago al suo pezzo di legno. 
Ancora baci, sparsi a casaccio sul viso, la logica non è necessaria in questo rito, basta solo illudersi che sia per piacere e non per necessità. 
Io spero di ingannare lui. 
Forse lui spera di ingannare me, e anch'io, anch'io in fondo vorrei ingannare me stessa, vorrei credere almeno una volta che ce la farei lo stesso, che ciò di cui non posso fare veramente a meno sono i suoi baci, non il suo sostegno.
O forse il sostegno più grande sono proprio i suoi baci.
Lentamente mi reco in cucina, mi piace preparare la colazione, chiacchierare guardando fuori della finestra nuda, la vita che scorre.
Poi sorprenderci a guardarci nello stesso momento, e sorridere dei nostri occhi innamorati, e abbracciarci ancora, e ancora un suo bacio sulla mia fronte che gli si posa sul petto, timorosa che possano uscire i pensieri ed essergli manifesti. 
Vorrei non sapesse quanta paura ho, in ogni istante da quando conosco cosa vuol dire amarlo, cosa vuol dire esserne amata. 
Vorrei non sapesse che, mentre mi aiuta a portare il mio peso, col suo amore lo appesantisce della paura di perderlo, per non essere abbastanza normale, della paura dell’immobilità totale, della paura della morte, che pure, inevitabilmente, un giorno dovrà separarci.
E più non sono io ma un cucciolo arrotolato al caldo nelle pieghe del corpo della madre, e non vorrei andare via.
Borbotta il caffè sul fuoco, la normalità delle cose che rassicura, che ridimensiona.
E lui: -Cosa metto addosso? A che ora vai da quel cliente? Mi porti i calzini? Accidenti è tardi ho un cliente alle nove. Bella scollatura!-
Ed io: -Ma quand'è che farai la barba? Cosa vuoi per pranzo? Dici che sto bene?-
E sorrisi, tutto sorride con noi, le porte, il letto, il tavolo, le sedie, il pc… fino a quando qualcosa non mi cade di mano. 
Lui si china, lo raccoglie mentre resto a guardare, ed un sorriso amaro e dolce porta un ombra sul sole.

- Rosanna Bazzano

Primo premio assoluto al concorso "Scriviamo insieme il CD dell'amore", Associazione A.L.I. Penna d'autore, Torino, anno 2005.
        

giovedì 27 dicembre 2012

"Scrivimi" di Alda Merini

Qualcuno ti ha sfregiato... sepolto... dimenticato.

Scrivimi

Scrivimi, te l’ho detto tante volte,
scrivimi una lettera lunghissima
che parli solamente di silenzio.
[ ... ]
Cos’è il dolore?
Una traccia di nero nella coscienza,
un segno di demarcazione,
una cancellazione improvvisa.
Qualcuno che ti ha sfregiato,
ma più che sfregiato ti ha sepolto,
ti ha dimenticato.
Tu cerchi di capire perché
la persona amata ti abbia lasciata sola
nel freddo della tua demenza,
nel duro della tua pazienza,
ma non ti rimane che una nascita divorante,
un pugno di paglia sofferta
su cui non vuoi più adagiarti.
Il dolore è un pugno di fango
con un alito di anima così sottile
da far pensare alla prima gettata dell’uomo. [ ... ]


- Alda Merini "La Pazza della Porta Accanto"



"Certe ferite  può guarirle solo chi le ha inferte..."

Rosanna Bazzano






Alda Merini (Milano, 21 marzo 1931 – Milano, 1º novembre 2009) è stata una poetessa, aforista e scrittrice italiana.











Jack Hoggan, noto come Jack Vettriano (Fife, 17 novembre 1951), è un pittore scozzese di origini italiane, onorato da Elisabetta II d'Inghilterra con l'Ordine dell'Impero Britannico (OBE).









lunedì 24 dicembre 2012

"Cerco il Natale" di Rosanna Bazzano

Cerco il Natale...



Cerco Natale, forse  si è nascosto
nella fiamma dorata di candela
che guizza sulla tavola e dintorno
e nella luce il suo calore svela.

O forse l’ho riposto infiocchettato,
con un bel nastro di colore rosso,
nei pacchi sotto l’albero addobbato,
 enorme cuore nel pacco più grosso.

Forse l’ho messo in fresco dentro il frigo
pronto ad esser stappato a mezzanotte
fatto di bolle, gioia effervescente,
Natale fatto spuma che s’inghiotte.

Poi arrivi tu che con il tuo sorriso
illumini la notte tutta intera,
mi guardi con l’amore dentro gli occhi
e del Natale sei l’essenza vera.

- Rosanna Bazzano

A me le rime mettono allegria, e così ho voluto formulare in rima il mio augurio di cercare l'essenza di questa festa, spesso riposta erroneamente in altre cose confondendo il fine con il mezzo. Che la festa sia perché esprime la gioia che si ha nel cuore, non il contrario... 

Buon Natale! 


domenica 23 dicembre 2012

"Lettera malinconica" di Salvatore Di Giacomo

Luntana staie, Natale sta venenno...


Lettera malinconica

Luntana staie, Natale sta venenno:
che bello friddo, che belle ghiurnate!...
Friddo, 'o paese tuio, nne sta facenno?
Pe Natale ve site priparate?

Luntana staie... No... siente... nun è overo,
t'aggio ditto 'a buscia... Chiove a zzeffunno...
me se stregneno 'o core e lu penziero...
nun ce vurria sta cchiù ncopp'a stu munno!

Nun ce vurria sta cchiù sulo penzanno
ca fa tant'acqua e nun te sto vicino...
Pe nascere e murì na vota all'anno
che bruttu tiempo sceglie stu Bammino!...

Basta, che faie?... Di'... che te dice 'o core?
Aggiu pacienza... io scrivo e scasso doppe...
nun tengo 'a capa... Te manno stu sciore,
astipatillo 'int' 'a stessa anviloppe...

- Salvatore Di Giacomo


sabato 22 dicembre 2012

"Qui" di Rosanna Bazzano


qui, tutto è solamente mio...


Qui

Qui tutto
è solamente mio.
Mia la casa,
che cela,
nelle mura quiete,
la mia vita
disordinata e fragile.
Mio l’uomo
che giace accanto al mio corpo
quando nudo
disegna una bisettrice
sul letto caldo
di un amplesso stanco e distratto.
Mio l’odore
di bucato fresco
e mia la seta della carne.
Mie, solo mie,
le carezze, miei i baci
e i bisbiglii indecenti.
Qui tutto
è solamente mio,
i giorni di luce
e le notti di campane,
miei i rintocchi,
miei i pensieri,
miei i passi.
Mio è il silenzio,
gravido e affollato,
in cui ti cerco,
parola zoppicante,
senza riposo, né speranza.

- Rosanna Bazzano

Non importa se poco o tanto, prezioso o semplice, ciò che ci appartiene ci è caro perché è nostro... eppure talvolta alla pienezza e sottesa una mancanza... talvolta la parola...

venerdì 21 dicembre 2012

" La tua pelle" di Juan Gustavo Cobo Borda




La tua pelle
la saggezza della tua pelle
recondita freschezza
la malattia della tua pelle
antidoto
risurrezione umida
le parole della tua pelle
rauca grave e oscura
il territorio della tua pelle
sconosciuta
la tua pelle leggiadra
precisa pelle
le cicatrici
e il pianto della tua pelle
mogano
la pelle più segreta
il miraggio della tua pelle
risvegliata tortura
la pietà generosa
della tua pelle
sensibile
i nervi della tua pelle
fino a dire basta
fino a riempire la stanza
invadere la città
coprire tutto quello che
guardo
vedo
tocco.

- Juan Gustavo Cobo Borda


giovedì 20 dicembre 2012

"Se tardi a trovarmi" di Walt Whitman ("...e se l'amato" di Rosanna Bazzano)




Se è tardi a trovarmi insisti
se non ci sono in un posto cerca in un altro,
perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.

- Walt Whitman

E se l'amato si nasconde, 
se è andato via
senza aspettarti,
se il suo sorriso
non è più il tuo sorriso,
se ti ha dimenticato 
e indaga già l'orizzonte 
alla ricerca di una terra nuova,

allora cerca l'amore...

- Rosanna Bazzano


mercoledì 19 dicembre 2012

"Prendimi adesso" di Juana De Ibarbourou




Prendimi adesso che fa ancora sì mattina
e che ti reco dalie nuove in mano.
Prendimi adesso mentre ancora è buia
questa mia chioma taciturna,
adesso che profuma la mia carne
e sono, gli occhi, chiari, e rosea è la mia pelle,
adesso che il mio piede lieve
calza il sandalo vivo della primavera,
adesso che sulle mie labbra echeggia il riso
come campana a perdifiato.
Dopo... so bene, ah so che dopo
più nulla avrò di tutto questo,
che allora il desiderio tuo sarà più inutile
d'un'offerta deposta sopra un mausoleo.
Prendimi adesso che fa ancora sì mattina
e che d'aromi è piena la mia mano!
Oggi, ma non più tardi! Prima che sia notte,
che la fresca corolla sia avvizzita...
Oggi, ma non domani! Amante mio, non vedi
che diviene, il convolvolo, cipresso?

- Juana De Ibarbourou

Che bella quest'immagine di donna che si reca di mattina presto dal suo amante con delle dalie in dono, la dalia, nel linguaggio dei fiori, esprime gratitudine...

martedì 18 dicembre 2012

"Se qualcuno un giorno" di Fernando Pessoa



apri a chi non bussa alla tua porta...
(dip. René Magritte, La boite de Pandore, 1951)



Se qualcuno un giorno bussa alla tua porta,
dicendo che è un mio emissario,
non credergli, anche se sono io;
ché il mio orgoglio vanitoso non ammette
neanche che si bussi alla porta irreale del cielo.

Ma se, ovviamente, senza che tu senta
bussare, vai ad aprire la porta
e trovi qualcuno come in attesa
di bussare, medita un poco.
Quello è il mio emissario e me e ciò che
di disperato il mio orgoglio ammette.
Apri a chi non bussa alla tua porta.

- Fernando Pessoa



Fernando António Nogueira Pessoa  (Lisbona, 13 giugno 1888 – Lisbona, 30 novembre 1935) è stato un poeta, scrittore e aforista portoghese.

È considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese, e per il suo valore è comparato a Camões. Il critico letterario Harold Bloom lo definì, accanto a Pablo Neruda, il poeta più rappresentativo del XX secolo.

« Una delle mie preoccupazioni costanti è capire com'è che esista altra gente, com'è che esistano anime che non sono la mia anima, coscienze estranee alla mia coscienza; la quale, proprio perché è coscienza, mi sembra essere l'unica possibile. »
(Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares)

lunedì 17 dicembre 2012

"In questa stagione..." Nazim Hikmet


il tuo collo, il tuo polso, il tuo piede nudo...
(dip. Edouard Manet)


Berlino, 1960

In questa stagione calda penso a te
la tua nudità il tuo collo il tuo polso
il tuo piede sdraiato sul divano
come una rondine bianca
quello che mi dicevi

in questa stagione calda penso a te
non so che cosa penso di più
quello che vedevo con gli occhi
il tuo collo il tuo polso il tuo piede nudo
oppure quello che mi dicevi
donandoti a me

in questo calore giallo penso a te
in questo calore giallo in una stanza d’albergo
pensando a te
mi spoglio della mia solitudine
della mia solitudine che somiglia alla morte.

- Nazim Hikmet

domenica 16 dicembre 2012

"Don salgiccio" di Ferdinando Russo

Caro Almando...
(nella foto, Ferdinando Russo)


Don salgiccio

Caro Almando, perchè non mi dicesti
che ci eri andato a quella Soggietà
che ti proibbii? Lo sai che non si fa
mentre che prima me lo promettesti?

Se andrei a un ballo tu me lo diresti
che non vorresti! Chi ama non gi va,
per fare il bello! Io lo sapeva già,
perciò la sera subbito ti vesti!

Ho capito che tu non mi vuoi bene,
perciò ti dico sai che ceddinuovo,
licenziami e mi tolgo dalle pene!

Mi sono fatto un piando Miccio miccio
stanotte, e tengo angora in fronte un chiovo,
e lui se la balla va, don salgiccio!

- Ferdinando Russo


Spesso si pretende dagli altri ciò che non si è disposti a dare...

N.B.: Per chi non conosce Ferdinando Russo, grande poeta napoletano di inizio '900, in questo sonetto finge di essere una innamorata delusa che scrive al suo fidanzato esprimendogli il suo dolore con parole scritte in un italiano da analfabeta. 

venerdì 14 dicembre 2012

Le domande di Pedro Salinas

il tuo sonno è circondato tutto dalle mie domande...
(dip. Notte stellata, Vincent Van Gogh)



Cominciano ad accendersi
le domande della notte.
Ve ne sono di distanti, quiete,
immense, come astri:
chiedono da lassù
sempre
la stessa cosa: come sei.
Altre, fugaci e minute,
vorrebbero sapere cose
lievi di te e precise:
misura
delle tue scarpe, nome
dell’angolo del mondo
dove potresti aspettarmi.
Tu non le puoi vedere,
ma il tuo sonno
è circondato tutto
dalle mie domande.
E forse qualche volta
tu, sognando, dirai
di si, di no, risposte
miracolose e casuali
a domande che ignori,
che non vedi, che non sai.

Perché tu non sai nulla:
e al tuo risveglio,
loro si nascondono,
invisibili ormai, si spengono.
E tu continuerai a vivere
allegra, senza mai sapere
che per metà della tua vita
sei sempre circondata
da ansie, tormenti, ardori,
che incessanti ti chiedono
quello che tu non vedi
e a cui non puoi rispondere.

- Pedro Salinas

"Quando ci s'innamora si soffre inevitabilmente. 
La domanda più frequente è: <Quanto ti sono mancato?>. Che vuol dire: < Quanto hai sofferto per me?> e se la risposta è tiepida vuol dire che anche il sentimento non ha più sapore. 
Perché più si sta male più si è innamorati: è come una cartina al tornasole. 
Anche Proust ne La ricerca del tempo perduto annotava: "Spesso, per poter scoprire che siamo innamorati, forse affinché questo accada, bisogna che arrivi il giorno del distacco." ." 

da Sull'amore, Paolo Crepet

Nell'attesa che io aggiorni il blog

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Il blog sarà aggiornato entro un paio d'ore causa problemi alla rete... nel frattempo gustatevi un caffè... ce n'è per tutti!

giovedì 13 dicembre 2012

da La fuggitiva di Marcel Proust


vivere separato da lei mi pareva peggiore della morte
(dip. Egon Schiele)


Se ora le dicevo ‘addio per sempre’ 
era perché volevo assolutamente 
che tornasse entro una settimana; 
se le dicevo ‘sarebbe pericoloso vederti’, 
era perché volevo rivederla; 
se le scrivevo: 
‘hai avuto ragione, saremmo infelici insieme’, 
era perché vivere separato da lei 
mi pareva peggiore della morte.

- Marcel Proust, “La fuggitiva”


Ci è stata data la parola, usarla in modo appropriato ci tiene al riparo dagli equivoci. 
Se la usiamo per ferire non possiamo lamentarci che gli altri si sentano feriti, se non la usiamo per definire i nostri gesti affettuosi non possiamo meravigliarci se gli altri non si accorgano di essere i destinatari di questi gesti.


martedì 11 dicembre 2012

da "Sessanta racconti" di Dino Buzzati


tu sei dietro una vita che ignoro...
(dip. Jack Vettriano)


Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili. Che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche dell’amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, ad essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Ma tu – adesso che ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose. 

Dino Buzzati - Sessanta Racconti

lunedì 10 dicembre 2012

"A Zaanse Schans" di Rosanna Bazzano

Sono a Zaanse Schans, una fiaba sull'acqua...



Sono a Zaanse Schans,

una fiaba sull'acqua.

C'è un silenzio luminoso

che il verso dell'anatra

non riesce a incrinare.



Le case sono verde scuro, tutte,

con le imposte bianche,

un incanto di finestre linde,

di canali e piccoli ponti

di legno scuro.



La neve, che crocchia

sotto i miei passi,

tace al tuo passare.



Zaanse Schans, 08.12.2012


- Rosanna Bazzano








domenica 9 dicembre 2012

"'O nomme vuosto" di Prospera Paturnia




nun m''o ddicite, v'aggio canusciuto

'O nomme vuosto…

Nun m''o ddicite, v'aggio canusciuto,
vuie site 'o cainato 'e Giuvannina
tre cchiuove 'e giesucristo e 'na mugliera
ve site ammaretato cu Angelina.

Me bbasta a ve sapé stu' pizzo 'a rriso
ca ve fa doce comm' 'a chiapp' 'e mpiso…
Ve piaceno chist’uocchie mieie 'e velluto?
Nun m''o ddicite…  v'aggio canusciuto…

- Prospera Paturnia, signora di Scasazze

Non sempre serve un nome per identificare una persona...


sabato 8 dicembre 2012

"L'amore non è cieco" di Edna St. Vincent Millay

L'amore non è cieco.
(dip. Gli amanti, René Magritte)



L’amore non è cieco. Basta un occhio
per vedere che non sei bello, oppure
quante donne lo sono. Vedo tutti
i tuoi difetti: gli occhi dilatati,
alta la fronte. Di principi estetici
sono troppo imbevuta, fin da piccola,
per poter liberare la mia mente,
dirti perfetto e amarti da morire.
Più sottile è il potere dell’amore:
ha tanta forza che dico “Non bello”
come dicessi “Non qua” o “Non là”
“distesa”, oppure “a scrivere una lettera”.
So cos’è il bello di cui tutti parlano;
ma mi chiedo se sia così importante.


- Edna St. Vincent Millay



venerdì 7 dicembre 2012

"Come ti amo?" di Elizabeth Barrett Browning

"Non esistono diversi modi d'amare, ne esiste uno solo: sconfinato!
Se puoi misurarlo non è mai stato amore" Rosanna Bazzano
(dip. Saint Denis, George Seurat)


Come ti amo? - Come ti amo? Lascia che ti annoveri i modi.
Ti amo fino agli estremi di profondità,
di altura e di estensione che l’anima mia
può raggiungere, quando al di là del corporeo
tocco i confini dell’Essere e della Grazia Ideale.
Ti amo entro la sfera delle necessità quotidiane,
alla luce del giorno e al lume di candela.
Ti amo liberamente, come gli uomini che lottano per la Giustizia;
Ti amo con la stessa purezza con cui essi
rifuggono dalla lode;
Ti amo con la passione delle trascorse sofferenze
e quella che fanciulla mettevo nella fede;
Ti amo con quell’amore che credevo aver smarrito
coi miei santi perduti, - ti amo col respiro,
i sorrisi, le lacrime dell’intera mia vita! - e,
se Dio vuole, ancor meglio t’amerò dopo la morte.

- Elizabeth Barrett Browning


giovedì 6 dicembre 2012

Tre tanka di Yosano Akiko

Hiroshige Utagawa


Appoggio il mio corpo al cancello
perduta in pensieri
che non hanno confine
e guardo il vento d'autunno
passare sui fiori rossi.

*

Ho avvertito, chissà perché
che tu m'aspettavi
e sono uscita - La notte
improvvisa sbucò la luna
su campi fioriti.

*

Viandante, ascolta
come risuona il koto
nel petto acerbo -
Ti cullerò stanotte
tra le mie braccia.

- Yosano Akiko

(1878 - 1942) Nota poetessa giapponese nata a Sakai, vicino Osaka.

mercoledì 5 dicembre 2012

"Io non ho detto loro" di Nizar Qabbani

essi videro che ti lavavi nelle mie pupille...



Io non ho detto loro di te
ma essi videro
che ti lavavi nelle mie pupille
io non ho parlato loro di te
ma essi ti hanno letto
nel mio inchiostro e nei miei fogli.

- Nizar Qabbani


martedì 4 dicembre 2012

"Che io ti carezzi" di Antonia Pozzi


che io ti carezzi con un gesto lento...


Appoggiami la testa sulla spalla:
che io ti carezzi con un gesto lento,
come se la mia mano accompagnasse
una lunga, invisibile gugliata.
Non sul tuo capo solo:
su ogni fronte che dolga
di tormento e di stanchezza
scendono queste mie carezze cieche,
come foglie ingiallite d’autunno
in un pozza che riflette il cielo.

 - Antonia Pozzi


lunedì 3 dicembre 2012

"Dopo il grande dolore" di Emily Dickinson

prima il freddo - poi lo stupore - poi il lasciarsi andare
(dip. La gazza, Claude Monet)


Dopo il grande dolore, viene un sentimento formale-
i nervi siedono cerimoniosi, come tombe -
il cuore rigido si interroga se fu lui che soffrì,
e fu ieri, o quanti secoli fa?

I piedi, meccanici, vanno in giro -
di terra, o aria, o altro -
una via di legno -
divenuti incuranti,
un appagamento di quarzo, come una pietra -

Questa è l'ora di piombo -
ricordata, se si sopravvive,
come un congelato ricorda la neve -
prima il freddo - poi lo stupore - poi il lasciarsi andare-

- Emily Dickinson


domenica 2 dicembre 2012

"Quante so' e vase" di Prospera Paturnia

e io passo e spasso 'nnante a stu balcone...



Quante so’ ’e vase doce ca te desse,
nisciuno so sicura ‘e po’ cuntà,
na vita certamente ce vulesse
pe cunta ‘e vase ca m’avissa dà.

E io passo e spasso ’nnante a stu balcone
e faccio a posta pe me fa guardà,
ma tu scinne redenno e nun t’adduone
ca comm’’a ffronna stu core faie tremmà.

- Prospera Paturnia


sabato 1 dicembre 2012

" Tu dici" di Alejo Urdaneta


"entri senza cautela, con delirio..."
(dip. Egon Schiele)



Tu dici 

Tu dici:
“Mi penetri come ago
addolcito di miele
Entri senza cautela
con delirio”
 
E rispondo:
“Ero assetato delle tue acque, dei tuoi umori
ansioso di trovare la cadenza della tua riva
Raggiungere il porto ed entrare nella quieta darsena
impregnarti di catrame, nave impaziente
e lasciarti il gemito che non cessa”

tacendo ascolto il mare del tuo rumore, quando dici:
“Sentirai il polso della sabbia
vibrante pelle dorata, sfuggente forma bianca
Percepirai l’eco che lasci come onda
tra i sentieri segreti della mia spiaggia
Gli spasmi attrarranno la tua forza
E sarò prigione del veliero che arriva
Sarai schiavo del mio aroma
in umido baule di dolci lucentezze
e mi berrò il tuo muschio profumato
di fertile erba
Perditi nelle mie viscere e non ti trattenga
lo straripare dei colori
che è dipingere una tela di aurore
Il fiume che mi offri
cresce e cresce senza soffocamento
e orna di una dolce ambra
il cespuglio aperto del mio spazio”
 
E dopo un lungo silenzio,
ascolterai dalla mia ansietà:
“Rinasci al mio arrivo
col tremore della marea che ti sommerge.
So continua, ciclo che si ripete
tempo di schiuma viaggiatrice verso il sole
Mi avvicino al tuo centro
di geometrica armonia
e spruzzo col mio impeto
i petali granulosi
della tua profonda dimora.”

Sazietà:
Troveranno la medaglia di bianco fuoco
Intrisa della linfa marina
che un vascello fantasma abbandonò
Nient’altro

- Alejo Urdaneta